Alcuni passaggi sono premonitori e scorrono fluidi verso definizioni che difficilmente possono essere contraddette; come sempre poi, il pensiero di chiunque, filosofo, studioso, politologo, che sia, non deve mai per me, essere elevato a dottrina universale, baluardo di bandiera, per il semplice fatto che, in tal modo, il ragionare sul sapere verrebbe a mancare… “C’è una crescente separazione tra potere e politica, che sta conducendo ad un definitivo scollamento. Il potere è evaporato nello spazio globale e non risiede più nello Stato. La politica è rimasta, come prima, localizzata. Questa è la principale causa della nostra incertezza: la discrepanza, la separazione tra potere e politica.
Il potere è l’abilità di fare. La politica è l’abilità di decidere cosa va fatto. “
Categoria: Libri
Verità e Divenire – Oltre il Linguaggio – Emanuele Severino
SguardosuSeverino_Miligi_Torno_07.pdf
OLTRE IL LINGUAGGIO
EMANUELE SEVERINO
La verità agisce sul divenire, dominandolo, nel senso che gli impedisce di prevaricare, ne annienta la prevaricazione.
L’errore è la convinzione che ciò che non può essere sia.
La Verità è annientamento

LA NUBE DELLA NON CONOSCENZA
LA NUBE DELLA #NONCONOSCENZA
#Anonimo
The Cloud of #Unknowing (anonimo)
L’AMORE OSPITALE, BEATRICE BALSAMO
L’AMORE OSPITALE
BEATRICE BALSAMO
I seguenti appunti sono stati presi da me, durante l’incontro, sono dunque fedeli al mio sentire e conoscere, saper filtrare e narrare, non corrispondono a nessuna traccia audio e dunque sono riferibili solo al limite del mio aver colto…
10, 11,12 GIUGNO MENS-A
PARLA della settimana IN TRENTINO, Kehre(svolte) una settimana migliorativa, di ossigenare la mente e riflettere non sugli averi, ma sull’essere,si lavora anche sulla metafora del castello(eclettico).
Legge i Complessi familiari di Lacan… sublimazione (parla di Enzo Bianchi, religioso)
Svolte che producono atti nuovi, rinnovamenti mentali, sul nostro agire. Interessarsi alla vita buona. Non è una situazione legata agli avviluppi mentali.Sollecitudine alla risposta, che per alcuni sono godimenti, senza nobilitarsi, perchè non comprendo lo sforzo della semina del colloquiare.
Sentire e pensare devono essere uniti( heiddeger)
Un’analisi è un essere colpiti(Lacan)
Cos’è una relazione ospitale?, sollecitudine, ogni atto è un atto di senso o non senso.
Castello Tunes, film sul concetto di svolta
Mito di Orfeo, l’archè del sentire, spedizione degli argonauti, era la sua voce che calmava i membri dell’equipaggio e i flutti. La sua parola spegne il canto delle sirene…placa
La parola viva NON è una parola di seduzione, ma di guida.
Orfeo, sposa Euridice (Virgilio) un certo tipo di parola agisce sulla pulsione, le pietre di Sisifo(coazione a ripetere) godimento dello ripetizione, pulsione di morte.
Comprendere cosa è la costanza di una parola, interrompo la parola, perchè dubito…e riconsegno Euridice alla morte….poi viene portato ai Campi Elisi per consolare con le parole, è un mediatore alla beatitudine, alla vita…io ripeto le lacerazioni del passato, tema della Fede e della Fiducia che vince la Resistenza.
Andare verso la vita, non è essere isolato, il vivente è un andare verso e essere per. Se non esiste parola senza risposta, la risposta è l’accadimento. L’analista è l’inconscio del paziente.
Empatia, forma del pensiero che pensa con il cuore…vedi Recalcati dico io.
L’empatia è una attenzione ricettiva…. È un sentire (seminario XVII) che l’altro non sente, risentendo i punti del sentire ridanno interpretazione alla nostra storia…heiddeger…essere è aver da essere, non è statico, è un alimento al futuro, non al passato, ciò che ancora deve avvenire.
Ascolto, essere è un poter essere, vedi Lacan il padre dell’uomo è la parola (il simbolico) la pulsione è un eccedenza… Nei disturbi gravi manca il simbolico del paterno.
Se le risposte sono incongrue( della madre), io non imparo la parola…io la parola la imparo in basa alla risposta dell’altro, distinzione tra parola vuota e parola piena(realizzazione simboloca del soggetto)
La vuota è la parola dell’io…le parole sono vive se c’è il cuore…il narcisista è doppio, cialtroniero,
La parola vuota è un eccesso di IO, di ego
Necessario animare i punti apicali, sganciare l’inconscio dalla dimensione dell’istinto….storicizzare l’essere del soggetto…potere del simbolico, dissoluzione dell’immaginario. Realizzazione psicanalitica del soggetto…RETROAZIONE
Ristrutturazione, riparazione dell’evento, significare l’evento…
Bisogna essere lavorati da ciò che dicono….
Narcisismo avviluppo, contro l’altro….contro desiderio
Padre, con un nome…simbiosi, spinta confusiva il padre è una parola incarnata
Il padre è una guida, ti porta fuori, è una guida fuori dal narcisismo. Rimanare legati alla specchiazione è un narcisismo. (La Balsamo parla del padre dicendo ometto, sempre)
(Essere il fallo della madre…tu sei la madre, discorso sulla differenza di genere. Dice di non entrarci dentro)
Se il bimbo è una X non sa amare…in assenza dell’ordine del padre…bisogna rompere la gabbia speculare, mancanza dell’ordine del padre
La parola generativa è una risonanza affettiva, parola generativa, come ordine del padre. Nella fase dello specchio, io non cerco l’Altro, ma l’immedesimazione….e vado in frammentazione, senza l’ascolto dell’Altro….lo spappolamento diventa un inganno, anche delle cellule( bisogna lavorare sull’essere) e lo spirito penso io?
Pensieri:Quello che riguarda l’essere spirituale, “l’alto” per me è esoterico, il discorso “corporeo” di tecnica è “basso”, completezza nel duale opposto…Tavola Smeraldina…Rêverie..

http://www.psicologiadellenarrazioni.it
http://www.recensionifilosofiche.info/2012/06/cusano-nicoletta-capire-severino-la.html
MARIO MARIANI – L’EQUILIBRIO DEGLI EGOISMI, CASA EDITRICE SONZOGNO
MARIO MARIANI – L’EQUILIBRIO DEGLI EGOISMI,
CASA EDITRICE SONZOGNO

Link
http://www.noialpini.it/mariani-mario.html
L’Atlantide di Benoit
Si può costringere solo chi vuole essere costretto
Poster (litografia) di Manuel Orazi del film francese L’Atlantide del 1921 di Jacques Feyder tratto dal romanzo di Benoit. Con Stacia Napierkowska (la regina Antinea)
http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Atlantide_(romanzo)
[…]Fantasie, forse; immaginazioni di un cervello eccitato e di un occhio turbato dai miraggi. Di certo un giorno rileggerò queste pagine con un sorriso di imbarazzata pietà, il sorriso del cinquantenne che rilegge vecchie lettere d’amore. Fantasie, immaginazioni. Ma queste fantasie, queste immaginazioni mi sono care. […] pag.12 LETTERA PRELIMINARE
[…] Per tutto il tempo che durò il diluvio, uno, due ore forse, Morhange e io restammo, senza dire una parola, chini su quella fantastica inondazione, ansiosi di vedere, di vedere sempre, di vedere ad ogni costo, compiacendoci, con una specie di ineffabile orrore, nel sentir oscillare sotto i colpi d’ariete dell’acqua lo zoccolo di basalto sul quale ci eravamo rifugiati. Credo che neppure per un momento, tant’era bello, desiderammo la fine di quel grandioso incubo.[…]pag.55 L’ISCRIZIONE
[…]Mi fregai gli occhi, volsi attorno lo sguardo e subito afferrai la mano del mio compagno. “Morhange”, supplicai, “ditemi che stiamo sognando.” Ci trovammo in una sala rotonda, con un diametro di circa cinquanta piedi, alta quasi altrettanto, illuminata da un immensa finestra, aperta su un cielo azzurro cupo. Le rondini passavano e ripassavano con strida rapide e gioiose. Il pavimento, le pareti e la volta erano d’una specie di marmo venato simile al porfido, rivestiti di piastre d’uno strano metallo, più pallido dell’oro, più scuro dell’argento, su cui passavano in quel momento i vapori dell’aria mattutina che entrava a profusione dalla finestra spalancata. Mi diressi barcollando verso la finestra, attratto dalla frescura dell’aria, dalla luce dissolvitrice dei sogni, e appoggiai i gomiti alla balaustra senza poter trattenere un grido di ammirazione. Mi trovavo su una specie di verone, tagliato nel fianco d’una montagna, a strapiombo sul vuoto. Sopra di me, l’azzurro; sotto, circondato da ogni parte da picchi che formavano una cerchia ininterrotta e inviolabile, mi appariva un vero e proprio paradiso terrestre, un giardino in cui i palmizi dondolavano mollemente le loro grandi foglie, e ai cui piedi crescevano tutti i piccoli alberi che essi proteggono nelle oasi: mandorli, cedri, aranci, e altri, molti altri, di cui da quell’altezza non discernevo la specie…Un ampio ruscello azzurro, alimentato da una cascata, sfociava in un incantevole lago, alle cui acque l’altitudine dava una meravigliosa trasparenza. Grandi uccelli volavano in circolo in quel pozzo verdeggiante; sul lago spiccava la macchia rossa di un fenicottero. Quanto alle montagne che levavano tutt’attorno le loro alte cime, esse erano tutte coperte di neve. Il ruscello azzurro, le verdi palme, i frutti d’oro e per di più quella neve miracolosa, tutto, in quell’aria che pareva immateriale tant’era fluida, tutto concorreva a formare qualche cosa di così puro, di così bello, che la mia povera forza d’uomo non potè più a lungo sopportarne la vista. Appoggiai la fronte sulla balaustra, ovattata anch’essa di quella neve divina, e mi misi a piangere come un bambino.[…]pag.79 IL RISVEGLIO NELL’HOGGAR
Maledetto per sempre il vano sognatore,
Che volle per il primo, preda a stupidità,
Facendo suo un assurdo e sterile problema,
Alla cose d’amore mescola l’onestà.
Baudelaire, pag. 119
[…]Non parlate finché non l’abbiate veduta. Da quel momento per lei rinnegherete tutto.[…]Onta a colui che svela il segreto dei suoi amori![…]Queste cose le racconto per me stessa, per non scordare. […]
Pierre Benoit “L’Atlantide” Sonzogno 1974
.......................
Zeus non potrebbe sciogliere le reti
di pietra che mi stringono. Ho scordato
gli uomini che fui; seguo l’odiato
sentiero di monotone pareti
ch’è il mio destino. Dritte gallerie
che si curvano in circoli segreti,
passati che sian gli anni. Parapetti
in cui l’uso dei giorni ha aperto crepe.
Nella pallida polvere decifro
orme temute. L’aria m’ha recato
nei concavi crepuscoli un bramito
o l’eco d’un bramito desolato.
Nell’ombra un Altro so, di cui la sorte
è stancare le lunghe solitudini
che intessono e disfano questo Ade
e bramare il mio sangue, la mia morte.
Ciascuno cerca l’altro. Fosse almeno
questo ultimo giorno dell’attesa.
………..
Non ci sarà sortita. Tu sei dentro.
e la fortezza è pari all’universo
dove non è diritto né rovescio
né muro esterno né segreto centro.
non sperare che l’aspro tuo cammino
che ciecamente si biforca in due,
che ciecamente si biforca in due,
abbia fine. E’ di ferro il tuo destino,
così il giudice. Non attender l’urto
del toro umano la cui strana forma
plurima colma d’orrore il groviglio
dell’infinita pietra che si intreccia.
Non esiste. Non aspettarti nulla.
Neanche nel nero annotare la fiera.
Il vecchio Rovere
Ieri vagavo per la montagna conversando silenziosamente con gli alberi, ma è inutile che io fugga dagli uomini: li incontro ovunque; i miei alberi sono alberi umani. E non solo perché sono stati piantati e curati dagli uomini, ma anche per qualche cosa di più. Tutti questi alberi sono alberi addomesticati e domestici.
Sono diventato amico di un vecchio rovere. Se lo vedessi, Filippo, se lo vedessi! Che eroe! Dev’essere molto vecchio! Ed è in parte morto. Pensa, morto in parte, non morto completamente.
Ha una profonda ferita che lascia vedere le sue viscere allo scoperto. E queste viscere sono vuote.
Mostra il cuore. Ma sappiamo, per le nostre sommarie nozioni di botanica, che il suo vero cuore non è questo; la linfa circola fra l’alburno del legno e la corteccia.
Però, come mi ha impressionato quell’ampia ferita con le sue labbra tondeggianti! L’aria vi entra e ventila l’interno del rovere dove, se sopraggiungesse una tormenta, potrebbe rifugiarsi un viandante, o dove potrebbe dimorare un anacoreta od un Diogene della selva. Però la linfa corre tra la corteccia ed il legno e dona il succo della vita alle foglie che verdeggiano al sole:
verdeggiano fino a quando, gialle ed arse, turbineranno e si affolleranno al suolo, e marcite ai piedi del vecchio eroe del bosco, fra le forti braccia delle radici, formeranno il mantello nutriente
che alimenterà le nuove foglie della futura primavera. E se tu vedessi le braccia delle sue radici che immergono migliaia di dita sotto la terra!Braccia che afferrano la terra come gli alti rami afferrano il cielo.
Passato l’autunno, il vecchio rovere rimarrà nudo e silenzioso, penserai tu; ed invece no, perché lo abbraccia un’edera anch’essa eroica. Fra i più superficiali ceppi delle radici e sul tronco del rovere,sono evidenti le robuste vene dell’edera che si arrampica sul vecchio albero e lo riveste con le sue foglie d’un verde brillante e perenne. E quando le foglie del rovere si saranno lasciate cadere a terra, il vento sussurrerà canti invernali fra le foglie dell’edera.
Ed anche se morto, il rovere verdeggerà al sole, e forse uno sciame di api costruirà l’alveare in quell’ampia ferita del suo seno.
Non so per quale ragione, mio caro Filippo, mi pare che questo vecchio rovere cominci a farmi riconciliare con l’umanità. Inoltre perché non dovrei confessartelo? Da molto tempo non sento una stupidaggine!
E così, infine, non si può vivere. Ho timore che mi lascerò vincere.
pagg.450, 451 da Il Romanzo del Signor Sandalio, Miguel De Unamuno, “Romanzi e Drammi ” Ed.Casini 1964
Essere Sopravvissuti – riApparire
[…]che se il divenire del mondo è inteso come l’annientamento delle cose, allora il divenire non appare: l’apparire del mondo (l’“esperienza”) non smentisce il discorso affermante l’eternità del tutto; e dunque se in questa affermazione si volesse per forza trovare la follia, essa andrebbe cercata altrove che nella presunta contraddizione tra questa affermazione e ciò che resta attestato dall’apparire del mondo.
Intanto, se il divenire non appare come annientamento, ma come l’entrare e l’uscire delle cose dal cerchio dell’apparire, allora l’affermazione dell’eternità del tutto stabilisce la sorte di ciò che scompare: esso continua a esistere, eterno, come un sole dopo il tramonto.
Non solo la legna fiammeggiante, le braci, la cenere, il vento che la disperde sono eterni astri dell’essere che si succedono nel cerchio dell’apparire, ma anche tutte le fasi dell’albero che, “nella valle ove fresca era la fonte / ed il giovane verde dei cespugli / giocava al fianco delle calme rocce / e l’etere tra i rami traluceva / e quando intorno i fiori traboccavano” (Hölderlin), hanno preceduto la legna tagliata per il fuoco.
Quando gli astri dell’essere escono dal cerchio dell’apparire, il destino della verità li ha già raggiunti e impedisce loro di diventare niente.
Appunto per questo essi – tutti – possono ritornare.[…]
Essere Sopravvissuti
…chiunque sia sopravvissuto non vuole stare solo!
Sopravvissuto ad una sentenza, ad un destino avverso, ad una irredimibile scelta di vita. Chiunque sia sopravvissuto si confessa, ogni volta, tutto d’un fiato, c
ome se fosse l’ultima possibilità…perché ogni volta è l’unica possibilità..
…l’ascolto non si deve mai negare!..
…queste parole sono emerse all’improvviso, le ho riconosciute subito come mie,
come lo specchio dove mi sono sempre riflessa;la fonte.
Forse la loro risalita, dall’abisso delle mie emozioni è stata lenta,
come se necessitassero di decompressione, per poi “apparire” all’improvviso per essere “viste”.
Sicuramente appartengono al mio tempo trascorso, rivestono tutti i brandelli del mio corpo,
come l’ascolto;
e Essere sopravvissuti ha implicato saper morire..
“Angoscia”
[…] Ma c’è una mollezza dell’atmosfera che, quanto l’afa o la bufera, rende sensuali, esiste un equilibrio ben temperato della felicità che è più stimolante dell’infelicità medesima e che, a molte donne – proprio perché esse non conoscono rinunce – diviene fatale al pari di una costante insoddisfazione, priva di prospettive di appagamento. La sazietà eccita non meno della fame, e l’assenza di rischi, anzi, la sicurezza della sua vita, aveva destato in lei la curiosità per l’avventura. […]
[…] La stravaganza dell’abbigliamento, l’aspetto zingaresco dell’alloggio, la precarietà dell’esistenza finanziaria, oscillante tra sperpero e difficoltà, riuscivano antipatici alla sua sensibilità borghese; come la maggior parte delle donne voleva che l’artista fosse molto romantico in lontananza e urbano nel rapporto personale, in definitiva uno stupendo animale dietro le sbarre ferree della morale. […]Era una di quelle donne, non rare neppure tra le cocottes e le sedicenti ragazze allegre, nelle quali la coscienza borghese è così forte che portano ordine persino nell’adulterio e una sorta di spirito casalingo nella scostumatezza, insomma indossano la maschera della pazienza e cercano di consumare addirittura il sentimento più strano, finché anch’esso rientra nella quotidianeità. Dopo poche settimane, infatti, aveva già inserito accuratamente il giovane amante nella sua vita: come ai suoceri, gli destinò un giorno alla settimana senza rinunciare all’antico ordine a causa della nuova relazione: semplicemente non fece altro che aggiungere, in un certo qual modo, alla sua vita un altro impegno. […]
pag.18,21,22 “Angoscia” di Stefan Zweig
Dissacratorio, Simbolico, Culto delle Vestali: il Fuoco – La Vita Interiore di Alberto Moravia
Il Golem di Gustav Meirink, 1915 – Osiride, La Lepre e L’Ermafrodito
Il golem (di Gustav Meyrink) from Yodosan on Vimeo.
http://it.wikipedia.org/wiki/Gustav_Meyrink
Borges da “Testi Prigionieri”
29 aprile 1938
Biografia Sintetica
Gustav Meyrink
[…] Il Golem è un romanzo fantastico. Novalis auspicava . Comporre narrazioni simili è tanto facile quanto è impossibile
comporle in modo che non siano illegibili. Il Golem – incredibilmente- è onirico e tutt’altro che illeggibile.
E’ la storia vertiginosa di un sogno. Nei primi capitoli (i migliori) lo stile è mirabilmente visivo:
negli ultimi si moltiplicano i miracoli da romanzo d’appendice, l’influenza di Baedeker è più forte di
Edgard Allan Poe, …Non so se il Golem sia un libro importante; so che è un libro unico. […]
pag.221\222