REMO BODEI – PERCHÈ LA PAURA – MAST – BOLOGNA


REMO BODEI – PERCHÈ LA PAURA – MAST – BOLOGNA

Paura per ignoranza e per questo cediamo a false credenze; paura della libertà e per questo scegliamo la servitù; paura dell’altro che è di fronte a noi e che ci rifiutiamo di conoscere; paura dell’altro che è in noi in una sorta di io diviso; paura del limite e per questo cerchiamo in ogni modo di spostare in avanti il momento della morte. Oggi più che mai scontiamo non una ma tante paure.

Per eliminare la paura ci vuole la sicurezza.

Remo Bodei è professore di Filosofia presso la University of California a Los Angeles, dopo aver insegnato a lungo alla Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa. Tra i massimi esperti delle filosofie dell’idealismo classico tedesco e dell’età romantica, si è occupato anche di pensiero utopico e di forme della temporalità nel mondo moderno. Ha inoltre indagato il costituirsi delle filosofie e delle esperienze della soggettività tra mondo moderno e contemporaneo, pervenendo a una riflessione critica sulle forme dell’identità individuale e collettiva.

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L’ Agente Segreto – Conrad

Remo Bodei lascia la vita terrena

Il 7 Novembre 2019

Storia e Utopia, Remo Bodei


Storia come attesa di un Futuro
Il sublime deforma le armonie e le proporzioni del bello stabilite dall’estetica classica; rimette in gioco il rapporto con l’incommensurabile, lo smisurato, l’assenza di limiti e di strutture; rifiuta di cristallizzare la sensazione e l’immaginazione in forme rigide e compiute; implica una progressiva derubricazione del bello a qualcosa di gradevole, che non coinvolge intense emozioni (si torna così all’originario significato etimologico di bellus, contrazione di*bonulus: carino, grazioso, ma non eccelso).

di Remo Bodei vedi
http://www.tecalibri.info/B/BODEI-R_paesaggi.htm

 

Remo Bodei, intervistato al Festival della Filosofia di Modena del 2016, parla dell’utopia. Il filosofo sardo ricorda che mentre in Tommaso Moro, in Campanella c’era l’idea dell’utopia come pietra di paragone per giudicare il presente, con l’avvertenza però che si trattava di qualcosa di irrealizzabile, nel 1770 Louis-Sébastien Mercier scrive un romanzo intitolato “L’anno 2440”, nel quale sposta la perfezione nel futuro, immaginando che a partire da un presente imperfetto si possa arrivare ad un futuro perfetto. E tutte le rivoluzioni a partire da quella francese hanno avuto presente questa idea: come nella traversata nel deserto Mosè vede la terra promessa da lontano e muore prima di arrivarci, così i rivoluzionari sapevano che la loro terra promessa riguardava le future generazioni.
L’utopia allora secondo Bodei è solo un avvicinamento progressivo ad un’idea di perfezione che magari non si raggiunge mai, ma che non si rinuncia per questo ad inseguire.

Link

 

 

Km 0 e Grande Distribuzione


Il contenitore ideale per il Km 0 è rappresentato dal piccolo dettaglio, la bottega rionale di quartiere, il negozio di paese.
La grande distribuzione, questa per mè è una battaglia ideologica, non può rappresentare il prodotto di qualità, legato a piccole produzioni, che sono il frutto di stagionalità, territorio, piccoli laboratori artigianali, che sono distanti anni luce dalla produzione quantitativa..i due mondi sono in antitesi logica ed estetica.
Daltra parte ill piccolo commercio, deve innescare un meccanismo di rinnovamento commerciale e culturale puntando sulla conoscenza diretta delle realtà produttive, adattandosi alle realtà del territorio, dei comuni limitrofi, per troppo tempo si è limitato a correre dietro al prezzo della grande distribuzione, con lo stesso tipo di prodotto; battaglia persa fin dall’inizio.
Il piccolo commerciante potrebbe così ritrovare un suo spazio, con una nuova connotazione, prima di tutto culturale, di ricerca “eticamente corretta”. Inserire un prodotto che non rientra nelle logiche di acquisto, degli spot televisivi, che non ricorda la mozzarella della tv, o il biscotto del mulino è impresa molto ardua, uno sforzo che chi lavora nel settore del km 0 conosce molto bene..Molto spesso i consumatori sono pigri, ingessati nelle loro scelte dettate dal già visto e molto più diffidenti di quanto si possa credere, per non parlare dell’ostacolo del prezzo, che nulla ha a che fare con le cifre che sono abituati a vedere al supermercato o peggio al discount..il commerciante ha il dovere quindi di motivare il prezzo, dimostrando una conoscenza dettagliata dei prodotti alimentari, della loro provenienza, della loro lavorazione, trasformazione..di partecipare a master di educazione alimentare, di essere prima di tutto consumatore di ciò che propone…perchè il cibo è cultura.

Le spalle della vite – Stirpe di terra


Le spalle della vite

Stirpe di terra

La vite di mio bisnonno, nonno, di mio padre
Le spalle della vite sono olmi e con i rami tagliati si fanno, tra le altre cose, intrecciandoli
sapientemente, i cesti ed i nodi per tenere la vite ferma al filo.

Le legature – Il Salice

Nessuno che produca vino, oggigiorno lavora così, almeno nessuno nelle produzioni di alti numeri, una lavorazione, una sapienza arcaica che affonda le radici nel XVI sec. La nostra terra mantiene questa tradizione




Cucina


Incredibile, non ho ancora parlato del cibo!
Questa sera ho preparato,
ovviamente mentre accendevo il camino(quello autentico con fuoco e legna,
non quello alla Beautiful)
Gallinella di mare(..tritate finemente una cipolla, fatela rosolare in padella, aggiungete il pesce. Spruzzatelo col vino bianco e lasciatelo evaporare.
Aggiungete i filetti di pomodoro, sale, pepe e un poco d’acqua e fate andare a fuoco lento per circa 30 minuti, più spezie se vi pare..) con cime di rapa(tagliate ed eliminate i gambi e le foglie più dure, sciacquatele in abbondante acqua più volte e lessatele.
Scolatele al dente e mettetele in una grossa padella antiaderente, nella quale avrete precedentemente riscaldato l’olio e fatto dorare l’aglio.
Mescolate e aggiungete il sale, il peperoncino e i filetti di acciughe; aggiungete anche l’origano!
Lasciate cuocere per 10 minuti scarsi coprendo la padella con un coperchio.
Prima di toglierle dal fuoco, assicuratevi che non siano brodose, se così fosse, alzate la fiamma e scopritele. Ho lessato anche una testa di cavolo che ho poi unito al tutto.