“Bisogna avere moglie,figli, sostanze e soprattutto la salute, se si può; ma non attaccarvisi in maniera che ne dipenda la nostra felicità.
Bisogna riservarsi un retrobottega tutto nostro, del tutto indipendente, nel quale stabilire la nostra vera libertà, il nostro principale ritiro e la nostra solitudine.
Là noi dobbiamo trattenerci abitualmente con noi stessi, e tanto
privatamente che nessuna conversazione o comunicazione con altri vi trovi luogo; ivi discorrere e ridere come se fossimo senza moglie,
senza figli e senza sostanze ….
Noi abbiamo un’anima capace di
ripiegarsi in se stessa; essa può farsi compagnia; ha i mezzi per assalire e difendere, per ricevere e per donare; non dobbiamo temere di marcire d’ozio noioso in questa solitudine”.
Cortile dell’#Archiginnasio, #BolognaVito Mancuso – Andrea CarandiniIV di copertinaLocandina
L’ANGELO DEVASTATO – Vita e vagabondaggi di AnneMarie Schwarzenbach
Io non sono estremamente affine a questa letteratura femminile,(alto borghese) intrisa di una descrizione parossistica dello stile di vita, drammatico esistenzialista forzato, sempre gonfiato da enfasi(diverso l’esistenzialismo intimo, ateo, riflessivo); non riesco a vedere queste donne come “eroine”, (ne mi risultano seduttive), la loro confessione, il loro artificio è teatrale, cercato ad ogni costo,(lirismo delle frasi) non un dono…in questo caso sono stata piacevolmente colpita, incuriosita, dalla relatrice, voce narrante, dotta, e viva, che mi ha acceso un faro sugli scritti innovativi(ancora da studiare) della Schwarzenbach, da un punto di vista della visione premonitrice sul concetto della modernità e della incompiutezza che ne deriva e sul ruolo strategico di certe zone ( vedi i viaggi) a cavallo dello scoppio della seconda guerra. A me cari, il senso della ricerca, del vero, e dell’introspezione; l’autoanalisi è fondamentale ma non ti mette veramente in gioco, te la racconti e lo sa solo chi ha fatto percorsi…(In seguito svilupperò i miei appunti)
Foto di Marianne Breslauer
Galleria Fotografica
L’#ASSOLUTO, IL #VERO, LA #MODERNIZZAZIONE, L’#INCOMPIUTEZZA
Quali sono le sfide e come evolve il mondo del lavoro e della produzione? Domande che aprono ulteriori interrogativi sugli effetti collaterali del progresso legati all’ambiente e ai diritti. Riflessione che torna coadiuvata dal piacere della fotografia nella terza edizione della Biennale Foto/Industria 2017 di Bologna, festival promosso dalla Fondazione Mast in collaborazione con il Comune di Bologna e sotto la direzione di François Hébel. Quattordici mostre, dal 12 ottobre al 19 novembre, che ruotano in particolare attorno ai temi dell’identità e dell’illusione.
Quattordici luoghi attraversati da migliaia di visitatori per l’unico grande evento sulla fotografia della città.
Quali sono, invece, gli autori che l’hanno ispirata?
“Calvino è una delle influenze più importanti sul mio lavoro. Ho letto le sue Città Invisibili, una rivelazione: ho capito che un libro per essere un romanzo non deve sembrarlo per forza. E mi ha dimostrato che la narrativa non sempre segue un arco tradizionale, come nel caso di Se una notte d’inverno un viaggiatore. Altre influenze provengono da Margaret Atwood, Jorge Luis Borges, Dino Buzzati, Lydia Davis, Franz Kafka, Jamaica Kincaid, Ursula K. LeGuin, Kelly Link, Gabriel García Márquez, Haruki Murakami, Jenny Offill e Kurt Vonnegut”.
Lei è una giovane autrice newyorkése tradotta per la prima volta in Italia, letteratura di genere distopico, opposto di utopico, come rappresentazione di una società fittizia, alienante, di estremi visivi spesso apocaĺittici, nelle scene e negli stati emozionali, detta anche “favola nera” senza morale…io sono andata perchè i suoi riferimenti letterari riguardano alcuni autori a me molto cari( marginalmente Jorge Luis Borges, Marquez, di struttura Calvino, Buzzati, Orwell, Murakami)…e poi le serie televisive distopiche mi interessano per quello che arrivano a toccare…da black mirror a westworld, ad hunger games…la scenografia visiva in letteratura… scrivo un estratto per fare capire: ” Arrivata a metà del pacchetto la sua lingua iniziò a sanguinare, tagliata dalla caramella che si disintegrava nella sua bocca, affilata come ossa di uccello”. Forte impatto, visione filmica e allo stesso tempo suspence, attesa emozionale su piani di scrittura non consequenziali…thriller esistenziale.
Orizzontalità e verticalità complementari, perché non possiamo amare il prossimo se non prendiamo energia da qualcosa che ci trascende, consentendoci di andare al di là del nostro interesse.